Fondaco del Megio Costruzione del XV secolo, adibita dalla Repubblica inizialmente a magazzino del grano, poi, la specializzazione di tale Fondaco passò al miglio, il che spiega il nome (megio è termine veneziano per miglio), bene alimentare del quale il palazzo fu il centro di raccolta cittadino fino alla caduta della Repubblica nel 1797, quando cadde in disuso. Attualmente ospita una scuola elementare.

Facciata delle più disadorne del Canal Grande, il Fontego del Megio è una tipica struttura di fondaco. I secoli hanno ammorbidito il rosso dei mattoni grezzi della sua facciata nobile e severa nella quale si aprono tre grandi portali e una triplice fila di piccole finestre variamente distribuite. Il tutto è ingentilito da una fitta merlatura in marmo bianco, mentre al centro è collocata una grossa lastra marmorea con il leone alato, simbolo della Serenissima (l'attuale scultura non è però l'originale, che fu distrutta alla caduta dello Stato Veneziano, ma una ricostruzione moderna di Carlo Lorenzetti). Era cura costante della Repubblica assicurarsi che i cereali non mancassero mai, perciò i procuratori addetti controllavano continuamente l'entità delle scorte. In certi periodi di carestia generale, con il loro abituale, spregiudicato realismo, essi si rivolsero addirittura ai pirati per provvedersene.
Il miglio in genere era usato per i sudditi che, a differenza dei veneziani, sapevano rinunciare al pane bianco. Raramente i veneziani ricorsero all'uso del miglio e quelle poche volte furono ricordate dal popolo con efficacia, come quando, nel 1570, morì il doge Pietro Loredan, il quale a causa di una carestia aveva ordinato che il pane fosse confezionato con il miglio: "El dose mejotto, che fa vender el pan de mejo ai pistori, xe morto!" (Il doge megiotto, che fa vendere il pane di miglio ai panettieri, è morto!).