Palazzo Belloni Battaglia Ad un attento osservatore non può certo sfuggire il fatto, molto singolare, che tutti gli elementi architettonici del prospetto barocco di questo bel palazzo sul Canal Grande appaiono come deformati, sistemati secondo un ordine che esula dalle tradizionali tipologie veneziane. Sembra quasi che il grande architetto Baldassarre Longhena, che lo costruì intorno alla metà del Seicento, si sia voluto cimentare in una sorta di sperimentazione che ha il sorprendente effetto di scompaginare la percezione che di solito si ha di un edificio, quasi seguendo i primi passi di un percorso di stupefacente innovazione. Colpisce il fatto che il piano nobile risulti altissimo, spropositato ed enfatizzato dai timpani spezzati, mentre gli altri piani appaiono molto sottotono, quasi a far da semplice cornice a quello centrale che appare dilatato, focalizzando tutta l'attenzione percettiva.

Il palazzo fu costruito su iniziativa della famiglia Belloni, arricchitasi con l'esercizio dell'avvocatura e il commercio. Di origine lombarda, imparentata con gli Sforza, fu ammessa al patriziato veneziano nel 1647. In particolare fu Bortolo Belloni ad acquistare una vecchia dimora gotica esistente nello stesso sito e a dare inizio ai lavori di ricostruzione nei quali i proprietari dettero fondo a tutte le proprie sostanze e che si protrassero per lunghi anni ma che risultano comunque terminati nel 1663. Anche se non esiste alcuna documentazione che permetta una certa attribuzione al Longhena della paternità del progetto, molti elementi fanno sì che si possa ritenere fondata questa ipotesi: i timpani interrotti, i due grandi stemmi, le protome leonine a pelo d'acqua che sembrano sostenere l'intero edificio e che l'architetto aveva già utilizzato nel contemporaneo Palazzo Pesaro, le raffinate specchiature in pietra e la modalità di lavorazione del materiale, precisa e molto elaborata, sono tutti fattori che rimandano all'opera longheniana.
Riconoscibile dai due obelischi che lo suggellano, simbolo di supremo comando navale, il palazzo conserva negli interni, rimaneggiati nel XIX secolo, affreschi di Giuseppe Borsato e Giovanni Battista Canal. È oggi sede dell'Istituto Commercio Estero.