
Trattasi di edificio settecentesco, frutto di rielaborazione eseguita da un allievo dell'architetto Andrea Tirali di una precedente fabbrica cinquecentesca già posseduta da Orazio Correggio, quando questa famiglia, originaria di Bergamo e impegnata nella fabbrica e nel commercio di cinture (le corregge) e altri prodotti di pelle, si comprò la nobiltà e entrò a far parte del Maggior Consiglio, pagando l'enorme somma di 100.000 ducati (1646).Il palazzo presenta una facciata lineare ed elegante, anche se non troppo appariscente; il pianoterra è a bugne, con una riva d'acqua centrale, sopra tre piani con semplici finestre rettangolari e con due trifore centrali con trabeazione e piccolo timpano.
Si racconta che questo ramo della famiglia si estinse, però, piuttosto presto con la morte del trentenne Zandonà Correggio avvenuta per suicidio il 25 giugno 1738 a causa del completo fallimento delle sue attività economiche e per gli enormi debiti di gioco accumulati ai quali era riuscito a far fronte solo svendendo quasi tutto l'arredamento del palazzo a certi straccivendoli del ghetto ebraico.
