Palazzo Pisani Moretta Questo palazzo è un bellissimo esempio di architettura tardogotica dalle atmosfere suggestive, specie quando di notte dagli splendidi finestrati a traforo del "salone delle feste", filtra la luce delle candele che adornano ben undici preziosi lampadari di Murano (la luce elettrica qui non ha ancora fatto il suo ingresso).
Fu eretto nella seconda metà del XV secolo dalla famiglia Bembo e, sebbene abbia subito rimaneggiamenti nel '500 e nel '700, conserva intatte le splendide esafore centrali ad archi intrecciati e quadrilobi, poste in asse con i due portali d'ingresso e affiancate da monofore con balconcino sporgente. Gli angoli sono rafforzati da paraste ormai rinascimentali. È concluso da una balaustra marmorea, frutto di una successiva sopraelevazione. Non si conosce l'autore del progetto e nemmeno si hanno notizie circa la storia di questo edificio prima del 1629, anno in cui Agnese Reiner lo vendette a Francesco Pisani Moretta, discendente illustre di quel famoso Nicolò Pisani che fece parte del Maggior Consiglio dal 1307 al 1328 e diede inizio ad una delle stirpi più importanti di Venezia fino ad oltre la caduta della Repubblica. Non è a caso che nello stemma di questa famiglia compaia il leone, simbolo stesso di Venezia, quasi ad indicare una profonda unione di spirito con la città. Da uno dei figlio di Nicolò, Bertucci, prese avvio il ramo della famiglia che, per la sua preminente attività bancaria, prese il soprannome "dal banco" , mentre dal figlio Almorò discesero le linee, ricche e potenti, di Santo Stefano e Santa Maria Zobenigo, poi soprannominate "moretta" a causa della storpiatura del nome del fondatore Almorò. Col tempo, grazie ad una accorta strategia matrimoniale, i due rami "dal banco" e "moretta" si fusero dando origine ad una straordinaria concentrazione di capitali.
Era la famiglia Pisani già fiorente nell'anno 900. Erano anche grandi proprietari terrieri e possedevano ville favolose, a cominciare dalle due palladiane di Montagnana e Bagnolo per finire alla Rocca Pisana di Lonigo, costruita dal famoso architetto Vincenzo Scamozzi.

Iscritti nel Libro d'Oro alla Serrata del 1297, i Pisani ebbero numerosi procuratori di San Marco e diplomatici. Nel XVI secolo diedero parecchi religiosi e due cardinali alla Chiesa, ma per lo più essi furono famosi uomini d'arme. Si distinsero in particolare Nicolò, nato verso la fine del XIII secolo, che nel 1353 sconfisse i genovesi nella guerra scoppiata per la supremazia commerciale in Levante, e suo figlio o nipote Vettore (1324-1380), uno dei più audaci e abili comandanti navali del suo secolo. Anch'egli, tuttavia, come diversi altri grandi capitani veneziani prima e dopo di lui, incorse nelle ire del Senato quando, dopo aver riportato parecchie clamorose vittorie, dovette subire una sconfitta a Pola nel 1379. La perdita di una battaglia nel corso di una guerra è un fatto normale, ma la Repubblica non ammetteva disfatte e non solo destituì, ma condannò alla prigionia il suo comandante.
In quello stesso anno però la situazione precipitò. I genovesi assediarono Chioggia e tutta la laguna fu sotto l'incubo di un imminente blocco. Dice lo storico Romanin che si doveva eleggere un capitano generale e fu nominato Taddeo Giustinian; ma il popolo ne era scontento e, ricordando le formidabili imprese di Vettor Pisani, gridò che solo con lui voleva combattere. E il saggio Senato, che dopo tutto non aveva altra cura che la sicurezza di Venezia, derogando una volta tanto alle sue ferree decisioni, acconsentì. Vettor Pisani fu portato in trionfo nel sacro recinto di San Marco, dove il doge Andrea Contarini gli affidò il comando della difesa e si imbarcò con lui. Fu questo l'inizio della disfatta di Genova. Le spoglie mortali di questo eroe della Repubblica ebbero l'onore di essere deposte nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo, ovvero il pantheon veneziano, tra dogi e altri grandi personaggi.
Un discendente di questo celebre marinaio, Alvise, fu doge dal 1735 al 1741.
Alla morte dell'ultimo discendente maschio di questo ramo, Francesco Pisani Moretta, detto Piero, avvenuta nel 1737, il palazzo passò in eredità alla figlia Chiara, sposata ad un Pisani "dal banco". Nel 1742 Chiara ristrutturò radicalmente il palazzo che versava in condizioni di forte degrado: nel cortile di accesso da terra venne abbattuta la scala gotica esterna per far posto allo scalone interno progettato da Andrea Tirali che introduce al portego trasformato poi in salone da ballo; fu rinnovata la decorazione e Jacopo Guarana rinnovò gli ambienti interni; nel 1743 Giambattista Tiepolo affrescò il soffitto di una stanza del primo piano nobile con L'incontro tra Venere e Marte , mentre tra il 1745 e il 1746 Giambattista Piazzetta dipinse La morte di Dario, ora a Ca' Rezzonico, che affiancava il celeberrimo quadro La famiglia di Dario davanti ad Alessandro di Paolo Veronese, venduto alla National Gallery di Londra per 13.650 sterline da uno degli ultimi discendenti.
Grazie ai restauri dell'ultimo decennio, al ripristino delle sue collezioni artistiche ed al recupero degli antichi mobili originali, Palazzo Pisani ha riacquistato parte dello splendore che nei secoli scorsi fu oggetto di ammirazione da parte di visitatori famosi tra i quali lo Zar Paolo di Russia, Giuseppina Buonaparte e Giuseppe II d'Austria.


Palazzo Pisani Moretta: http://www.pisanimoretta.com