Palazzo Da Mula Morosini Bell'esemplare di costruzione archiacuta quattrocentesca, in stile gotico fiorito, con portali gemini e quadrifore centrali. Le finestre del primo piano sono più tozze e denunciano una fattura più arcaica, più snelle quelle del piano superiore.
L'ampia facciata mostra lo schema classico del palazzo veneziano, con il portego al centro, evidenziato dalle polifore e i tinelli ai lati, messi in evidenza dalle classiche coppie di monofore. I piani nobili sono due, il secondo di maggior prestigio rispetto al primo, così come due sono le rive d'acqua gemelle. A livello del secondo piano, tutto spostato a destra tra le due monofore, si può notare uno scudo Morosini a evidenziare la proprietà dell'edificio. Negli interni sopravvivono decorazioni rococò.

Appartenne ai Da Mula, famiglia antichissima ed illustre. Un Marcantonio fu ambasciatore veneziano presso Pio IV nel 1561: doveva sicuramente possedere una grande e riconosciuta abilità per essere stato scelto ad affrontare i rapporti tesi e difficili fra Venezia e la Santa Sede. Nell'intento di attirarlo dalla sua parte, il papa lo elesse cardinale e di rimando Venezia, forte delle sue leggi che proibivano ai propri delegati di accettare cariche dalle corti presso le quali risiedevano, lo bandì dallo stato veneto.
Agli inizi del Novecento è stato una specie di luogo di culto per il jet set del tempo: le personalità più prestigiose, da teste coronate a uomini politici, da intellettuali ad arruffoni, tutti volevano partecipare al salotto della bellissima Annina Morosini, una specie di dogaressa d'allora, perfino il kaiser Guglielmo II, imperatore tedesco e re di Prussia, le faceva una corte spietata. La Morosini, finita la sua splendida stagione, cadde nel dimenticatoio e finì i suoi giorni, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, sola e senza lasciar rimpianti.