Campiello del Remer Tipico e pittoresco angolo veneziano, stretto tra costruzioni ottocentesche. In questo campiello un tempo esistevano varie aziende a conduzione familiare che fabbricavano i remi delle gondole. Dalle rive del campiello si può ammirare un'ottima vista panoramica del Canal Grande, che comprende parte del Ponte di Rialto, il Palazzo dei Camerlenghi, il Campo dell'Erberia ed il lungo edificio delle Fabbriche Nuove. Qui un tempo c’era un edificio duecentesco appartenente ai Lion e poi ai Morosini. Di esso rimane la bellissima e tipica scala esterna a grandi arcate e la splendida vera da pozzo. È interessante notare che i mattoni usati per costruire l’antico palazzo bizantino erano quelli di un edificio romano di Altino. Portati e usati a Torcello, erano stati nuovamente recuperati e impiegati nella ricostruzione del palazzo a Venezia.

I Lion (o Leoni) s’erano trasferiti ad Acri nel Levante, ma allorché nel 1291 la città fu conquistata dai mussulmani, la famiglia ritornò a Venezia con grandi ricchezze. Tuttavia, dicono le cronache, prima di entrare in laguna e sbarcarle, il cauto Domenico volle avere assicurazione di essere ammesso al Maggior Consiglio (la Serrata doveva avvenire pochi anni dopo). Intorno al 1360 Vido Lion sposò Francesca Morosini, ma nella notte di nozze egli le ingiunse di togliergli le calze: al che la patrizia rispose sdegnata che «i Morosini non discal­zano Lion». Ne seguì una lite e Francesca fu caccia­ta. Poco dopo, Vido si prese una compagna e Vene­zia, che non tollerava certe cose, escluse con decreto la sua discendenza dal patriziato, quindi dal Maggior Consiglio.
Questa famiglia diede uomini illustri a Venezia, ma un fatto grave gettò l’onta su di essa: Maffeo, avogador del Comune e poi savio di Terraferma, nel 1540, si lasciò corrompere dal console di Francia e rivelò i segreti della Repubblica. Scoperto, riuscì a fuggire ma fu bandito in perpetuo con una taglia di mille scudi sul suo capo; i suoi discendenti furono privati della nobiltà fino alla quarta generazione e infine il suo palazzo al campiello del Remer fu distrutto. Di esso rimane quanto s’è detto sopra. La famiglia si estinse nel secolo scorso.