Il Canal Grande di Venezia

"La più bella strada del mondo". La definizione, mille volte ripetuta, è del tutto inadeguata di fronte a ciò che è stato, per Venezia, il Canal Grande: “corso” prestigiosissimo al quale si affaccia una sfilata quasi ininterrotta di palazzi, teatro di splendide coloratissime feste, di esecuzioni capitali, dimora di grandi casate e centro pulsante di vita popolare, porto commerciale e inesauribile richiamo per principi, imperatori, re e regine ma anche per artisti, poeti, scrittori, musicisti di tutto il mondo. Per più di mille anni, un caleidoscopio di vicende pubbliche e private, di persone, di idee.

Canal Grande di Venezia
Veduta del Canal Grande - Ponte di Rialto

Il progetto canalgrandevenezia.it propone una raccolta di queste tracce, uno studio dedicato alla ricerca e alla catalogazione di immagini, descrizioni e ritratti che il tempo e la storia hanno impresso sulle facciate dei palazzi lungo il Canal Grande di Venezia, le quali hanno acceso la fantasia, l'ispirazione, l'arte e l'ingegno di molti. Benché coscienti di non aver saputo, o potuto, preservare tutti gli aspetti di una stratificazione storica così vasta in un presente altrettanto complesso, resta la speranza di aver dato un piccolo contributo alla valorizzazione del patrimonio artistico di Venezia, indiscutibile bene universale.



Palazzo Molin Erizzo Palazzo gotico, databile verso la metà del XV secolo, con sulla sinistra un’elegante pentafora riqua­drata, ad archi rovesciati e rosoni, che illumina il salone al piano nobile, replicata in forme più sem­plici all’ultimo piano.
Passò agli Erizzo nel 1650. Nel salone c’erano due belle tele seicentesche di Andrea Celesti illu­stranti le imprese eroiche di Paolo Erizzo, morto nel 1470. Insieme con due altri patrizi, Ludovico Calbo e Giovanni Condulmer, egli era responsabile della strategica fortezza di Negroponte, in Eubea, quando i turchi, in piena espansione aggressiva, l’assediaro­no. Egli respinse l’ultimatum, come i comandanti veneziani erano usi fare, ma la sproporzione delle truppe nemiche ebbe ragione della strenua e valo­rosa resistenza. Tutti furono trucidati. Erizzo, ultimo a cadere nelle mani dei turchi, ebbe promessa "salva la testa" dal Sultano che poi, con crudeltà e ferocia, fece legare il disgraziato fra due tavole che vennero indi segate nel mezzo insieme col corpo.

Gli Erizzo, antichissima famiglia venuta da Capodistria a Venezia nel IX secolo, ebbero un doge, Francesco (1631-1646), valoroso uomo d’armi che tuttavia riuscì a mantenere la Serenissima in un lungo periodo di pace. Egli è sepolto in San Marti­no, ma solo recentemente si è saputo che egli aveva voluto il suo cuore accanto all’altare maggiore di San Marco. Per anni si era persa traccia del significato di una lastra a forma di cuore collocata tra i mosaici, ma nei recenti lavori al pavimento la lastra dovette essere rimossa e nella piccola cassetta che essa rico­priva fu ritrovato il cuore del doge.
L’ultimo Erizzo, possessore del palazzo, era un uomo fanaticamente conservatore: agli inizi del 1700, morendo, diseredò il figlio, colpevole ai suoi occhi di essere troppo moderno e di portare "calze rosse e parrucca". In effetti il poverino aveva adot­tato la nuova moda della parrucca, venuta di Fran­cia, per nascondere una vistosa cicatrice sulla fronte. Alla morte del padre egli impugnò il testamento, e la lite fu risolta mediante pagamento da parte sua all’i­stituzione religiosa di 6.000 ducati.