Ca Capello Posto in angolo, alla confluenza del rio di San Polo, questo palazzo cinquecentesco prospetta sul Canal Grande con una facciata molto sobria, scandita da finestre rettangolari al pianterreno e arcuate ai piani superiori. A destra una trifora si affaccia su un piccolo terrazzino sorretto da colonne.
In origine la facciata era impreziosita da affreschi di Paolo Veronese e Giambattista Zelotti, ora scomparsi a causa di un incendio.
Vi abitò l'ambasciatore inglese sir Henry Austen Layard (1817-84), insigne archeologo, scopritore dell'antica Ninive, che qui conservava una pregevole collezione di dipinti che alla sua morte, nel 1915, lasciò la sua collezione di dipinti alla National Gallery di Londra.
Oggi è sede del Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente e del Dipartimento di Studi Euroasiatici dell'Università degli Studi di Venezia.

I Cappello sono nobile famiglia, fiorente a Venezia fin dal IX secolo. Diede abili statisti e valorosi soldati: Vettore morì di crepacuore per la sconfitta subita a Negroponte nel 1467, quella stessa isola che vedrà morire atrocemente Paolo Erizzo tre anni dopo per mano dei turchi. Ma la notorietà di questa famiglia è dovuta soprattutto a una donna, Bianca (1548-1587). Bella, quindicenne, irrequieta, figlia di una Morosini, fuggì di casa con un giovane del banco fiorentino il quale a Firenze, e contro il volere della famiglia, la sposò nel 1563. A Venezia lo scandalo fu enorme anche in considerazione del fatto che, nonostante tutto, le signore veneziane vivevano piuttosto ritirate e vigilate come le bizantine dei tempi antichi.

La fanciulla fu condannata a morte "in absentia" dalla Serenisssima che però, qualche anno dopo, fu lieta di dichiarare "figlia prediletta della Repubblica" l'intraprendente e vivace Bianca diventata nel frattempo granduchessa di Toscana. La giovane, infatti, riuscita ad attirar su di sé l'attenzione del granduca Francesco de' Medici, ne era diventata l'amante, e dopo l'opportuna morte del marito, avvenuta in circostanze misteriose, e la scomparsa della granduchessa, era riuscita nel 1578 a farsi sposare, fra l'ostilità generale, suscitando un aperto contrasto fra il marito e suo fratello Ferdinando.
Da quel momento Bianca non ebbe altro desiderio che aver figli per consolidare la sua posizione e tirò avanti negli anni di sterilità iniziando una gravidanza isterica dopo l'altra e rovinandosi la salute coi medicinali, tanto che ancor giovane soffrì di idropisia. Dopo circa un decennio di ostilità, i due fratelli de' Medici si riconciliarono e, essendo estate, insieme con la corte andarono a soggiornare nella ridente villa di Poggio a Caiano. Là a metà ottobre il granduca, colpito da malessere, morì in pochi giorni, seguito nella tomba a 36 ore di distanza da Bianca. Naturalmente si parlò di veleno, molto usato a quei tempi per togliere di mezzo persone ingombranti, ma pare che le indagini storiche, sciogliendo l'alone di fosco romanticismo, abbiano riabilitato la memoria di Ferdinando II, salito poi al trono di Toscana, provando che Francesco aveva un fisico tarato e Bianca si era rovinata la salute con le sue drastiche cure per favorire la fertilità.