Ca Da Mosto Grandi eventi segnano l’inizio del XII secolo a Venezia: una grande armata, al comando del doge Enrico Dandolo, salpa per partecipare alla IV Crociata e fi­nalmente, dopo averla tanto agognata, i veneziani conquistano Costantinopoli. Con questo successo riportano in patria tesori inimmaginabili, ma soprattutto nuovi valori che esaltano, oltre al coraggio, la volontà di imprendere, di solcare il gran­de mare che culla Venezia alla ricerca di guadagno e avventura. Fu in questo con­testo che Marco Polo concepì il suo grande viaggio verso quella Cina così lon­tana che era quasi come se fosse sulla luna, incarnando come nessun altro l’ar­chetipo del pioniere-mercante in cui ormai quasi ogni veneziano si riconosceva. Ecco allora che il cuore finanziario e commerciale della città, Rialto, diventa sem­pre più il centro del mondo e ogni mercante che si rispetti desidera avere qui la propria dimora, vicina al punto nodale dei traffici, dove tutti coloro dotati di buon fiuto e senso degli affari possono facilmente arricchirsi, forse come mai prima era avvenuto e dove la strabiliante quantità di merci preziose di ogni angolo del pianeta arrivava senza posa, come un grande fiume in piena attraverso il quale il mondo intero sembrava sfociare a Venezia.
Per tale motivo questo palazzo nacque proprio vicinissimo a Rialto, dove sta­vano nascendo quasi tutti i primi edifici veneziani e naturalmente venne eret­to nello stile del tempo cioè quello noto come veneto-bizantino. E proprio di questo stile Ca’ Da Mosto rappresenta uno dei pochi esempi rimasti intatti (ben­ché in parte rimaneggiata) soprattutto per la cosiddetta “curia”, ossia l’acces­so con porticato che rendeva più agevole il carico e lo scarico delle merci, per il lungo loggiato sovrastante e le patere scolpite con immagini zoomorfe e ve­getali riprese dagli ex voto che venivano posti usualmente sui muri delle chie­se bizantine e da motivi importati direttamente da Costantinopoli. Questo tipo di decorazione scultorea è davvero unica a Venezia, preziosa e ricercata non so­lo nelle patere ma anche nelle croci, negli stemmi, nelle formelle e nei fregi che abbelliscono la loggia del primo piano: di pregevole fattura, in particolare, ap­pare tutto il bestiario che originariamente era policromo e che svetta ai lati del Cristo benedicente. Un tempo, laterali alla facciata, vi erano due torri, dette torreselle, che in epoche successive furono eliminate per poter innalzare il fabbricato di due nuovi piani sopra il piano nobile a livello del quale, anticamente, l’edi­ficio terminava.

I viaggiatori romantici del XIX secolo, alla ricerca di un incorrotto spirito me­dievale, ammiravano moltissimo Ca’ Da Mosto, primo fra tutti John Ruskin, che lo giudicava il più originale e vigoroso fra tutti i palazzi veneziani del Due­cento. Una lapide ricorda che questa fu la dimora di celebri navigatori e qui nacque il più famoso tra essi, Alvise Da Mosto (1432-1488) che, al servizio di Enrico il Navigatore Re del Portogallo, scoprì parec­chie terre fra le quali le isole del Capo Verde, esplorò le Canarie e gran parte dell’Africa occiden­tale, lasciando poi importanti e acute relazioni dei suoi viaggi. Quando nel 1463 rientrò a Venezia, gli fu dato l’incarico di comandare la flotta adibita al commercio con l’Egitto.
Dal ’500 al ’700 il palazzo fu trasformato nel più lussuoso e rinomato albergo della città, all’insegna del “Leon Bianco”. Fra i personaggi illustri che vi alloggiarono, ci furono anche l’imperatore Giuseppe II ed i principi ereditari di Russia, Paolo e consorte, con tutto il loro seguito, per i quali, benché in visita privata sotto il nome di conti del Nord, la Serenis­sima organizzò delle feste memorabili.