
La Zecca, il “forziere della Repubblica”, progettata da Jacopo Sansovino e realizzata fra il 1537 e il 1547, è un edificio classico di forme severe, esemplificativo, nella sua architettura, dei concetti di sicurezza, gelosia e potere al quale esso era destinato. La sua edificazione rientrava in quella specie di “piano regolatore” previsto dal grande architetto per rimodellare la piazzetta San Marco, che comprendeva, oltre alla Zecca, anche il palazzo della Libreria (Ala del Palazzo Reale) e la loggetta ai piedi del campanile di San Marco. Esso era deputato ad ospitare gli uffici della Repubblica preposti alla monetazione e le officine per la coniazione delle monete dello stato, e come tale, doveva rispondere sia all’esigenza di rappresentatività del potere, sia all’esigenza di funzionalità di un’attività industriale (a questo proposito una curiosità: dato che nella Zecca, com’è ovvio, si faceva uso di fuoco, nella sua costruzione non fu usato legno, ma solo pietra).L’architetto, che era reduce da un recente intervento alla Ca’ Granda dei Corner, ne ripropose in parte lo schema, adottando, in particolare, la corte interna “alla romana”, cioè chiusa sui quattro lati da porticati: questa una delle maggiori caratteristiche di questa fabbrica, resa ancor più monumentale dalla magnifica vera da pozzo centrale disegnata appositamente dallo stesso architetto e ingentilita da una statua di Apollo che regge, significativamente, alcune verghe d’oro, scolpita da Danese Cattaneo. Il palazzo prospetta con la sua facciata principale sul molo o bacino di San Marco e presenta un fronte veramente poderoso, a bugnato rustico al piano terreno, dorico al primo piano e ionico al secondo; al piano terra si aprono nove grandi portali voltati, al primo piano nove grandi finestre rettangolari e, sopra la sporgente trabeazione continua, nove altre monofore rettangolari. Tra finestra e finestra, su entrambi i piani, si noti la lavorazione delle caratteristiche semicolonne, che dona movimento, non certo leggerezza, a tutto l’insieme. L’edificio, al quale oggi si accede attraverso un atrio monumentale dominato da due grandi statue virili (i due "mascioni" degli scultori Tiziano Aspetti e Gerolamo Campagna), inizialmente era stato progettato e realizzato su di un solo piano terreno e un primo piano; tra il 1558 e il 1566 venne però sopraelevato di un secondo piano da un ignoto architetto su incarico del Consiglio dei Dieci.
Oggi il palazzo, dopo l’annessione di Venezia allo Stato italiano e alla conseguente soppressione della Zecca avvenuta nel 1870, ospita uffici, depositi e sale di lettura della Biblioteca Nazionale Marciana. In particolare, nel 1904, il grande cortile, tolto il pozzo (trasportato nella corte di Palazzo Pesaro a San Stae), pavimentato in legno e chiuso da un grande lucernaio in vetro e cemento, è stato trasformato in suggestiva sala di lettura per studiosi provenienti da tutto il mondo. Della Zecca rimangono solo gli antichi forzieri della Repubblica, di legno rivestito di ferro con borchie e un torchio settecentesco.
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