Il Canal Grande di Venezia

"La più bella strada del mondo". La definizione, mille volte ripetuta, è del tutto inadeguata di fronte a ciò che è stato, per Venezia, il Canal Grande: “corso” prestigiosissimo al quale si affaccia una sfilata quasi ininterrotta di palazzi, teatro di splendide coloratissime feste, di esecuzioni capitali, dimora di grandi casate e centro pulsante di vita popolare, porto commerciale e inesauribile richiamo per principi, imperatori, re e regine ma anche per artisti, poeti, scrittori, musicisti di tutto il mondo. Per più di mille anni, un caleidoscopio di vicende pubbliche e private, di persone, di idee.

Canal Grande di Venezia
Veduta del Canal Grande - Ponte di Rialto

Il progetto canalgrandevenezia.it propone una raccolta di queste tracce, uno studio dedicato alla ricerca e alla catalogazione di immagini, descrizioni e ritratti che il tempo e la storia hanno impresso sulle facciate dei palazzi lungo il Canal Grande di Venezia, le quali hanno acceso la fantasia, l'ispirazione, l'arte e l'ingegno di molti. Benché coscienti di non aver saputo, o potuto, preservare tutti gli aspetti di una stratificazione storica così vasta in un presente altrettanto complesso, resta la speranza di aver dato un piccolo contributo alla valorizzazione del patrimonio artistico di Venezia, indiscutibile bene universale.



Palazzo Loredan Si tratta di un austero edificio della seconda metà del Cinquecento, con facciata laterale sul Canal Grande, che insiste a metà strada tra il Ponte dell'Accademia e la chiesa della Madonna della Salute. Già appartenuto alla famiglia Loredan prima, Caldogno e Valmarana poi, divenne dimora di don Carlos di Borbone, duca di Madrid e pretendente al trono di Spagna, a cavallo tra Otto e Novecento. Nel corso di questo XX secolo diventò residenza del conte Vittorio Cini, imprenditore e grande mecenate, amante delle arti e di Venezia, che ebbe il grandissimo merito di recuperare il complesso monastico dell'isola di San Giorgio e nel quale istituì nel 1951 la fondazione intitolata la figlio Giorgio, prematuramente scomparso.
La facciata principale si alza dal rio di San Vio; in essa si evidenziano il maestoso portale (al quale si accede superando un ponticello privato), la pentafora soprastante con balcone e l'altra pentafora del secondo piano. Il fronte sul Canal Grande mostra invece le finestre aperte su tre assi verticali (quello al centro binato) e, anticamente, sfoggiava affreschi di Giuseppe Porta detto il Salviati oggi del tutto scomparsi. Infine nell'altra facciata laterale, quella rivolta alla piscina del Forner, notevole è la monumentale serliana.

Il primo piano, arredato con mobili antichi e oggetti d'arte che riflettono il carattere originario dell'abitazione e il gusto personale di Vittorio Cini, presenta trenta dipinti di scuola toscana donati da Yana Cini alla Fondazione Giorgio Cini nel 1984, insieme con la sezione del palazzo che attualmente ospita la galleria. Accanto a dipinti di Sandro Botticelli come Il giudizio di Paride, Pontormo Ritratto di due amici, Piero di Cosimo Madonna con il Bambino e Due Angeli e Cosmè Tura San Giorgio, sono presenti alcuni bei pezzi di arti applicate: ceramiche, porcellane - tra cui un completo di 275 pezzi fissato dal Cozzi, cofanetti d'avorio e distintivi, smalti, oreficerie, lampadari di Murano, sculture in terracotta e mobili, tra cui credenze, cassapanche, librerie e una portantina napoletana del XVIII secolo.
Il secondo piano è riservato alle mostre temporanee e, negli ultimi anni, è stato utilizzato per esporre le opere di proprietà della Fondazione.


Fondazione Cini: http://www.cini.it/