Palazzo Foscari Contarini L'edificio si eleva sulla riva destra del Canal Grande, poco dopo la mole imponente della neoclassica chiesa di San Simeon Piccolo. Presenta una bella facciata rosea, oggi perfettamente restaurata, caratterizzata da una loggia molto ampia al primo piano che copre quasi tutto lo spazio del prospetto (i suoi fori sono cinque, con alte colonne, chiusi da archi sagomati interrotti in chiave da teste e con poggiolo continuo); sopra insiste un altro analogo loggiato, questo però è architravato, frutto di ristrutturazione molto posteriore. Notevole è anche il gioco dei marcapiani e degli spigoli laterali che, nel suo insieme, dona eleganza e linearità al prospetto.

La tradizione racconta che fin da tempi immemorabili i Foscari possedevano in quest'area (nota come Luprio nei primissimi tempi della Repubblica) parecchi stabili e case fondaci e, nell'edificio che preesisteva a quello appena descritto, venne al mondo, nel 1375, Francesco Foscari, futuro doge, che resse la città per più di trent'anni. La testimonianza diretta del cronista quattro-cinquecentesco Marin Sanudo ci dice, inoltre, che tra queste mura si svolgevano spesso feste veramente clamorose con rappresentazioni teatrali e cene di gala per centinaia di ospiti. La linea Foscari di San Simeon Piccolo, che diede validi uomini politici ed ecclesiastici di provato valore (Pietro Foscari vescovo di Padova nel 1481 e Alvise Foscari patriarca di Venezia nel 1741 solo per citarne due), si estinse nel 1810 alla morte di Alvise, l'ultimo primicerio della Basilica di San Marco.

I Foscari furono annoverati fra le famiglie cosiddette “nuove“ ed ebbero in Francesco, doge dal 1423 al 1447, una delle figure politiche più prestigiose del suo tempo ma anche una delle più tragiche e discusse. Egli aveva un aspetto bello e imponente, univa una memoria ferrea a una eloquenza eccezionale. Fu eletto al dogado a 49 anni, fra molti contrasti: concorreva all'elezione anche un Loredan, la cui sconfitta diede inizio a un aspro conflitto tra i due casati, che si estinse solo con la morte dell'eletto. Il suo pre-decessore Tommaso Mocenigo, dopo aver descritto nel proprio testamento politico la situazione florida in cui lasciava la Repubblica, fedele ai dettami dei padri - «lavora il mar e lascia star la terra» -, aveva consigliato vivamente di non eleggere il Foscari perché troppo ambizioso e perché con le sue mire d'espansione in terraferma avrebbe finito per immiserire lo Stato. In effetti fu così: i suoi 34 anni di governo furono raramente liberi dalla guerra. I confini di Venezia si dilatarono moltissimo in Italia, ma alla fine ciò causò allo Stato un vero collasso economico. Nello stesso anno della sua elezione, 1423, egli inaugurava in Palazzo Ducale la magnifica sala del Maggior Consiglio, adunandovi per la prima volta tutti i suoi membri. Durante il suo dogado, tenuto con nobiltà e fermezza, egli fece completare il Palazzo Ducale arricchendolo della splendida Loggia Foscara, fece coronare l'architrave della Porta della Carta con una fiabesca decorazione; e siccome sapeva bene che i veneziani non avevano mai esaltato alcuno per nessun motivo e tanto meno intendevano farlo nei suoi confronti, per ricordare ai posteri l'avvenimento si fece ritrarre in quella magnifica statua che sovrasta la Porta e che lo mostra vecchio e rugoso, ma pieno di carattere, inginocchiato davanti al leone di San Marco.