Ca  Dario « Una vecchia cortigiana decrepita piegata sotto la pompa dei suoi monili »
Gabriele D'Annunzio.

Uno dei più bei palazzi sul Canal Grande è Ca' Dario. Non troppo alto, piuttosto stretto (il prospetto non è più lungo di una gondola, ovvero 10 metri), leggermente inclinato verso destre a causa di antichi cedimenti delle fondazioni (sembra sia costruito sopra un antico cimitero), è uno degli elementi fondamentali della scenografia di questo tratto del Canale. Questo palazzo ha la bellissima facciata tutta in pietra d'Istria, riccamente decorata da marmi policromi, caratterizzata da splendidi medaglioni circolari (sono quasi ottanta) e sulla quale campeggia la grande iscrizione: VRBIS GENIO IOANNES DARIVS (Giovanni Dario, in onore del genio della città), il primo proprietario di questo palazzo il quale, con questa iscrizione, non intese tramandare ai posteri la propria esistenza, ma rendere omaggio alla grandezza, al "genio" della città da lui tanto amata. Venne costruito, con ogni probabilità su disegno dello stesso Giovanni, attorno al 1487, su di un preesistente edificio gotico (vedi a questo proposito le finestre della parte posteriore del palazzo) e decorato da artisti della scuola di Pietro Lombardo che hanno saputo creare, forse ispirandosi all'allora novella chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Cannaregio (anch'essa opera lombardesca), una policroma quinta lungo il Canal Grande, eccentrica ed insolita, con particolari che la rendono quasi più vicino ad un dipinto che ad un'architettura. Si nota subito l'asimmetria del fronte, diviso su quattro piani, con le tre quadrifore spostate tutte sul lato sinistro mentre i due camini di ispirazione carpacciana sono aggiunte ottocentesche, così come il balcone del secondo piano nobile.

Giovanni Dario, uomo dotato di grande personalità, cultura umanistica, diplomazia, di origine cretese, fu mercante, notaio della Cancelleria Ducale e Segretario ducale, ma anche "salvatore della patria". Durante la sua residenza presso la corte del sultano Mehmet II, in un periodo di gravissima crisi militare e politica con i turchi, riuscì a negoziare nel 1479 un trattato di pace che egli aveva poi ratificato in nome della Serenissima, ricevendo da questa, come dono di riconoscenza, un possesso nel padovano e soprattutto tanti denari, tali da poter acquistare il vecchio palazzo gotico per ricostruirlo. Alla sua morte il palazzo passò in eredità alla figlia naturale Marietta, andata in sposa a Vincenzo Barbaro e da questa al figlio Gasparo. Il palazzo restò della famiglia Barbaro fino all'inizio dell'Ottocento per poi passare da proprietario a proprietario. L'edificio, a quest'epoca, era in gravissimo dissesto statico e fu necessario intervenire pesantemente per evitare crolli imminenti. Nel 1838, il proprietario del tempo, il benemerito cultore di storia veneziana Rawdon Brown, ne finanziò i primi restauri per essere poi sottoposto ad una completa revisione edilizia nel 1904, che portò alla sostituzione di gran parte della palificata su cui insistono le fondamenta, al rinforzo dei muri esterni con l'insediamento di un'armatura saldata con catene di ferro e alla demolizione della facciata (poi riposta in loco) per consolidare quel che c'era dietro. Anche la pianta interna venne stravolta ripetutamente ma, nonostante tutto, molte delle caratteristiche primitive sono ancora esistenti. Da sottolineare a questo proposito il bellissimo atrio con vera da pozzo in marmo rosso al quale si accede dalla porta d'acqua e sul quale insiste la scala marmorea che conduce ai piani nobili e, inoltre, la fontana interna sita la primo piano nobile, collocata in una saletta completamente foderata di marmi e ingentilita da una splendida finestra in stile arabo, risalente alla primitiva costruzione e, probabilmente, fortemente voluta dal Dario a ricordo dei suoi lunghi soggiorni orientali. Il grande poeta e romanziere francese Henri de Régnier (1864-1936) fu ospitato per lungo tempo in questo palazzo, grazie alla generosità della contessa de La Baume, del quale ci lasciò una viva e romantica descrizione nel romanzo L'altana ou la vie vénitienne.

Diverse interpretazioni sono state fatte di questo palazzo, dove la fantasia e l'irrazionalità hanno prevalso sulle rigide norme architettoniche.
Contrasta con la sua valenza estetica la presunta maledizione che graverebbe su di esso: secondo la leggenda, infatti, i suoi proprietari sarebbero destinati a fare bancarotta o a morire di morte violenta. Effettivamente, nella sua storia lunga oltre 500 anni, qualche proprietario è stato subissato da alterne fortune, a volte anche con esiti fatali. Qualche esempio? La già citata figlia di Giovanni Dario, Marietta, sposata a Vicenzo Barbaro muore di crepacuore dopo i rovesci politici ed economici del marito che si ritrovò in miseria non appena preso ufficialmente possesso dell'edificio. Il ricchissimo commerciante di diamanti armeno, il marchese Arbit Abdoll compra il palazzo e nel giro di pochissimo tempo si ritrova completamente rovinato. Nell'Ottocento l'americano Charles Briggs viene travolto dallo scandalo circa la sua presunta omosessualità e, nonostante la sua fuga in Messico, si toglie la vita. Nel 1970 il conte Filippo Giordano Delle Lanze viene travato assassinato e il nuovo proprietario, il manager del complesso rock The Who, Christopher "Kit" Lambert, nel 1981 si suicida (o viene ucciso non s'è mai saputo) per motivi non chiariti. Un altro proprietario successivo, l'affarista Fabrizio Ferrari, fa bancarotta travolto dagli scandali e dalla morte drammatica della sorella. Infine, alla fine degli anni ottanta il palazzo venne acquistato dal finanziere Raul Gardini, intenzionato a farne dono alla figlia. Gardini, dopo una serie di rovesci economici ed il coinvolgimento nello scandalo di Tangentopoli, si suicidò nel 1993 in circostanze mai del tutto chiarite. Dopo la morte di Gardini nessuno volle più comprare Ca' Dario, al punto che la prima società di intermediazione che aveva ricevuto il mandato per la vendita si arrese e rimise l'incarico. Alla fine degli anni novanta il regista e attore Woody Allen pareva intenzionato all'acquisto dell'edificio, ma desistette.
Ca' Dario, attualmente, risulta in vendita.