Giardini (La Biennale di Venezia) Un tempo Venezia era circondata dal verde, i campi della città erano destinati alla coltivazione o al pascolo degli animali (da qui l’origine del nome campo), ma col passare dei secoli queste zone sono state man mano ricoperte dai "masegni" le lastre di trachite utilizzate per la pavimentazione della città.
Al giorno d’oggi il verde pubblico non è molto esteso, si tratta complessivamente di circa 120.000 mq suddivisi in sei giardini sparsi per la città: la Pineta di S.Elena, i Giardini Napoleonici, i Giardini Groggia, i Giardini Papadopoli, i Giardini Savorgnan e i Giardini Reali.
I Giardini Napoleonici, comunemente noti anche come Giardini di Castello, compresi tra la Riva dei Sette Martiri, Viale Trieste e Via Garibaldi, nel Sestiere di Castello, costituiscono la parte verde più estesa del centro storico. Un tempo quest'area era zona di periferia abitata da pescatori, merlettaie e “impiraperle” e veniva chiamata “Motta di Sant'Antonio”. Napoleone aveva le idee chiare e sapeva distinguere tra la necessità e l'abbondanza e Venezia, essendosi specializzata nei secoli per le trasferte in Terrasanta, era divenuta una specie di Mecca: ad un certo punto poteva far veramente concorrenza a Gerusalemme per tutte le chiese, monasteri, confraternite e ordini religioso-militari che vi si eressero. Fu così che nel 1807 con decreto napoleonico vennero realizzati questi Giardini su di un’area occupata da antichissimi complessi religiosi (chiesa e convento di San Domenico, chiesa e convento di Sant'Antonio di Bari, chiesa e convento delle Cappuccine, chiesa e convento di Sant'Antonio Abate e l'Ospedale dei Marinai). In seguito all’abbattimento degli edifici, i materiali di risulta furono utilizzati per realizzare una collinetta sulla quale venne eretto un caffé, oggi trasformato in Padiglione della Biennale.
In epoca a noi vicina una parte consistente di questi giardini (42.000 mq) venne assegnata alla Biennale, ed è visitabile solo quando l'esposizione è aperta, mentre la restante parte (18.000 mq) è rimasta adibita a giardini pubblici. Le specie arboree presenti nel giardino sono più di cento: tigli, bagolari, platani, ligustri, allori, pittospori, eponimi e anche piante esotiche rare in mezzo a statue e monumenti dedicati a personaggi famosi. Una passeggiata indimenticabile, che profuma di arte, storia e natura. Venezia ha la necessità di custodire il patrimonio botanico-forestale perché, anche se poco esteso, è indispensabile ai fini del “ricambio” di inquinanti gassosi, ma soprattutto estetico, visto che queste piccole e sparse aree sono la sola possibilità di “verde” in una città tanto particolare.

I Giardini sono sede tradizionale delle Esposizioni della Biennale fin dalla prima edizione nel 1895, ed ospitano 30 padiglioni di paesi stranieri oltre al Padiglione Centrale (ex Padiglione Italia). Fu il successo ottenuto dalle prime edizioni della Biennale (oltre 200.000 visitatori nel 1895, 250.000 nel 1897 e oltre 300.000 nel 1899) a dare il via nel 1907 alla costruzione dei padiglioni stranieri. Una misura motivata logisticamente, ma anche utile al consolidamento della vocazione internazionale della Biennale.
 Di seguito si riporta l'elenco dei padiglioni per le esposizioni dedicati a ciascuna nazione partecipante, in ordine cronologico di costruzione con i corrispettivi architetti:
  • Padiglione Centrale (ex Padiglione Italia) - precedentemente "Palazzo Pro Arte": Enrico Trevisanato, facciata di Marius De Maria e Bartholomeo Bezzi, 1895; nuova facciata di Guido Cirilli, 1914; rinominato "Padiglione Italia", facciata di Duilio Torres, 1932; all'interno del padiglione attuale vi si trova "Il giardino delle Sculture" progettato da Carlo Scarpa nel 1952 e l'"Auditorium Pastore" di Valeriano Pastor, del 1977. Recentemente vi è stata inoltre l'apertura dell'Asac (Archivio Storico delle Arti Contemporanee): la nuova biblioteca della Biennale che è parte integrante dello storico Padiglione Centrale. A seguito del progetto di trasformazione della nuova struttura polifunzionale, il suo restauro è stato completato nel 2010 con l'apertura della nuova, grande sala lettura, circondata da un ballatoio su due livelli su cui son disposti oltre 800 metri lineari di scaffalature con 134.000 volumi, di cui il 40% a scaffale aperto, relativi a catalogo, monografie, testi e collane di tutti i settori di attività della Biennale: arti visive, architettura, cinema, musica, teatro e danza. La biblioteca si caratterizza fortemente per la presenza di tutti i cataloghi della Biennale dalla prima edizione dell'Esposizione d'Arte del 1895, cui si aggiungono da quella data acquisizioni di cataloghi di mostre da tutto il mondo, con una raccolta di oltre 70.000 volumi tra le più complete a disposizione di studiosi e ricercatori
  • Padiglione Belgio, di Léon Sneyens, 1907; restaurato da Virgilio Vallot, 1948
  • Padiglione Ungheria, di Géza Rintel Maróti, 1909; restaurato da Benkhard Agosto, 1958
  • Padiglione Germania, di Daniele Donghi, 1909, demolito e riedificato nel 1938 da Ernst Haiger
  • Padiglione Gran Bretagna, di Edwin Alfred Rickards, 1909
  • Padiglione Francia, di Umberto Bellotto, 1912
  • Padiglione Olanda, di Gustav Ferdinand Boberg, 1912, demolito e riedificato nel 1953 da Gerrit Thomas Rietveld
  • Padiglione Russia, di Alessio Scusev V., 1914
  • Padiglione Spagna, di Javier De Luque, 1922, con facciata rinnovata nel 1952 da Joaquin Vaquero Palacios
  • Padiglione Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca di Otakar Novotny, 1926, allegato e ricostruito da Boguslav Rychlinch, 1970 e successivamente diviso
  • Padiglione Stati Uniti d'America, di Chester Holmes Aldrich e William Adams Delano, 1930
  • Padiglione Danimarca, di Carl Brummer, 1932, ampliato nel 1958 da Peter Koch
  • Padiglione Venezia, di Brenno Del Giudice, 1932, ampliato nel 1938; questo padiglione è un’unica grande struttura architettonica che ospita le partecipazioni di più nazioni (Serbia, Egitto, Polonia e Romania). Nel 2011 è stata riaperta al pubblico, dopo il restauro, l’esedra centrale costruita nel 1932
  • Padiglione Austria, di Josef Hoffmann con la collaborazione di Robert Kramreiter, 1934; restaurato da Hans Hollein, 1984
  • Padiglione Grecia, di M. Papandréou e Brenno Del Giudice, 1934
  • Biglietteria, Carlo Scarpa, 1951
  • Padiglione Israele, di Zeev Rechter, 1952; modificato da Fredrik Fogh, 1966
  • Padiglione Svizzera di Bruno Giacometti, 1952
  • Padiglione Venezuela di Carlo Scarpa, 1954
  • Padiglione Giappone, di Takamasa Yoshizaka, 1956
  • Padiglione Finlandia, di Alvar Aalto, 1956; restaurato da Fredrik Fogh con la collaborazione di Elsa Makiniemi, 1976-1982
  • Padiglione Canada, del Gruppo BBPR (Gian Luigi Banfi, Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers), 1958
  • Padiglione Uruguay, ex-magazzino della Biennale, 1958, ceduto al governo del Uruguay, 1960
  • Padiglione dei Paesi Nordici (Svezia, Norvegia, Finlandia), di Sverre Fehn, 1962; adiacente c'è un piccolo edificio di Fredrik Fogh, 1987
  • Padiglione Brasile, di Amerigo Marchesin, 1964
  • Padiglione Australia, di Philip Cox, 1987
  • Libreria, di James Stirling, 1991
  • Padiglione Corea, di Seok Chul Kim e Franco Mancuso, 1995
Come già anticipato precedentemente, all'interno dei Giardini pubblici sono posti numerosi monumenti, la maggior parte dei quali trovano posto nell'area adiacente al Bacino di San Marco che ritraggono personaggi illustri quali: Giuseppe Garibaldi, Francesco Querini, Pier Luigi Penzo, patriota, Riccardo Selvatico, omaggio al sindaco che promosse l'esposizione, il Monumento ai soldati di terra e di mare, scultura di Augusto Benvenuti del 1885, che commemora l'aiuto prestato dai militari nel corso della disastrosa inondazione del 1882, Richard Wagner, Giosuè Carducci, scultura di Annibale De Lotto del 1912, ed il Monumento alla Partigiana che commemora le donne che parteciparono alla liberazione dal nazifascismo realizzato da Augusto Murer (Falcade 1922 – Padova 1985)  nel 1961. Un'opera in bronzo in cui l'artista raffigurò il corpo di una partigiana steso a terra. Carlo Scarpa, che creò il basamento, immaginò che il modo più corretto e spontaneo di osservare l'opera fosse quello di posizionarla in un punto più basso rispetto all'osservatore. La soluzione prescelta fu quella di realizzare un cassone galleggiante in ferro-cemento con la superficie superiore rivestita in lastre di rame su cui poggia il bronzo dell'artista in modo da far apparire la statua quasi adagiata sul pelo dell'acqua; dal bordo della Riva dei Giardini, grazie a una sapiente interruzione nel parapetto in mattoni, il passante può entrare nell'area del monumento. Purtroppo la tecnologia dell'epoca e i materiali non idonei, unitamente all'aumento del moto ondoso, privarono l'opera praticamente da subito del galleggiamento, prerogativa indispensabile, e così nel 2009, centenario della nascita di Carlo Scarpa, il comune ha provveduto ad un restauro integrale del monumento per riportarlo al suo aspetto originario.
A lato dei Giardini vi è inoltre la Serra dei Giardini di Castello, conosciuta storicamente con il nome di Serra Margherita. E’ stata edificata nel 1894 con lo scopo di realizzare un "tepidarium in vetro e ferri" atto ad ospitare le palme e le altre piante decorative utilizzate per la coeva Esposizione Internazionale d'Arte. In seguito alla sua edificazione, la Serra ha rappresentato per la cittadinanza, per un arco di più di cento anni, un luogo di lavoro e di operazioni umili ma importanti, tramandate per generazioni di giardinieri fino a qualche decennio fa. I locali della Serra sono serviti per il mantenimento invernale di specie rustiche sensibili al freddo, ma anche, a partire da una certa data, per la produzione e la propagazione di tantissime altre, necessarie per la realizzazione delle aiuole comunali del Lido e di Venezia e per addobbare le nobili sale veneziane nel corso di riunioni, ricevimenti e manifestazioni. All'inizio degli anni Novanta, però, la Serra è stata dismessa ed ha subito un lento declino, durato per più di un decennio. Con il suo restauro, il Comune di Venezia ha restituito alla Serra l'antico splendore, con lo scopo di conservarne da una parte l'uso originario, dall'altra di assicurarne la fruibilità pubblica, attraverso attività a contenuto botanico e naturalistico in grado di coinvolgere comunità locale e organismi istituzionali e, allo stesso tempo, costituire occasione di cultura, conoscenza ed incontro.
La Serra è in gestione a NONSOLOVERDE Soc. Coop. Sociale ONLUS dal 2010, che svolge la propria principale attività nell'ambito della manutenzione del verde pubblico e privato.


La Biennale di Venezia:http://www.labiennale.org
Serra dei Giardini: http://www.serradeigiardini.org/it/greenhouse.php