Arsenale L'Arsenale di Venezia costituisce una parte molto estesa della città insulare e fu il cuore dell'industria navale veneziana a partire dal XII secolo. È legato al periodo più florido della vita della Serenissima, grazie alle imponenti navi qui costruite, Venezia riuscì a contrastare i Turchi nel Mar Egeo e a conquistare le rotte del nord Europa.
L'Arsenale di Venezia ha anticipato di molti secoli il moderno concetto di fabbrica, intesa come complesso produttivo in cui maestranze specializzate eseguono in successione le singole operazioni di assemblaggio di un manufatto, lungo una catena di montaggio e utilizzando componenti standard. Rappresenta l'esempio più importante di grande complesso produttivo a struttura accentrata dell'economia preindustriale.
La superficie si estendeva su un'area di 46 ettari, mentre il numero di lavoratori (gli arsenalotti) raggiungeva, nei periodi di piena attività produttiva, la quota media giornaliera di 1500-2000 unità (con un picco di 4500-5000 iscritti al Libro delle maestranze), cioè dal 2% fino al 5% dell'intera popolazione cittadina dell'epoca (circa 100.000 abitanti).
Il termine “Arsenale”, in uso nell'italiano moderno, deriva dall'arabo “daras-sina'ah”, cioè "casa d'industria". Il termine, noto ai veneziani tramite i loro frequenti contatti commerciali con l'Oriente, sarebbe passato al veneziano “darzanà”, poi corrotto nel tempo nella forma “arzanà”, citata anche da Dante nell'Inferno, quindi, attraverso “arzanàl” e “arsenàl”, alla forma finale di “arsenàle”.
La forma “darzanà” e poi “dàrsena” è invece rimasta ad indicare gli specchi d'acqua interni dell'Arsenale, e da tale uso è derivato il significato odierno del termine darsena.Per l'Arsenale di Venezia non esiste una data di fondazione: la notizia che lo volle fondato ai primi del XII secolo, nel 1104, dal doge Ordelafo Faliero, per l'esigenza di dare maggiore sviluppo alla cantieristica, un'attività strategica per la Serenissima, è derivata da una falsa medaglia commemorativa realizzata nel XIX secolo.
L'ubicazione dell'area, compresa tra le zone conventuali di San Pietro di Castello e la parrocchia di San Giovanni in Bragora (Darsena Vecchia), fu decisa sia per motivi strategici (difesa contro eventuali attacchi nemici) che logistici (qui si trovava il punto di arrivo del legname proveniente dal Cadore). Il primo nucleo, documentabile fin dagli inizi del XIII secolo, è costituito da due file di “squeri” ai lati della Darsena Vecchia. Vi si può accedere dal Bacino di San Marco solo attraverso uno stretto canale.
All'inizio del Trecento, in seguito alle aumentate esigenze navali della città, fu aggiunto il Lago di S. Daniele (annesso all'omonimo monastero) e costruito l'Arsenale Nuovo (la Darsena Nuova), raggiungendo così un'estensione di 138.600 m². In seguito fu aggiunta la Stradal Campagna sulla quale sorsero le attuali Fonderie, le Officine dei remi, le Corderie della Tana e il Reparto artiglieria.
Con la caduta di Costantinopoli (1453) e la conseguente minaccia turca nel Mediterraneo, vennero erette la monumentale “Porta di Terra” o “porta da tera”,che alludeva al ruolo di Venezia quale baluardo della cristianità, e le due torri che affiancano la porta ad acqua, poi ricostruite nel Seicento. Il portale d'ingresso di terra fu costruito sulla base degli archi di trionfo romani, ed è il primo esempio di arte rinascimentale nella città.
Dal 1473 fino al 1570 ci fu la terza grande fase di sviluppo, nella quale furono apportati gli ultimi ampliamenti, con la realizzazione di residenze esterne per i lavoratori, di forni pubblici e di magazzini per i cereali (la Darsena Nuovissima) e delle Galeazze, il che portò l'Arsenale a coprire una superficie di quasi 24 ettari. Di particolare interesse per i suoi caratteri architettonici è lo Squero delle Gagiandre, eretto nel 1570 ed attribuito a Jacopo Sansovino.
In una nuova area, detta “Tana”, sorsero le Corderie, dove venivano prodotte a livello industriale le funi navali, bene prezioso nell'antichità, al più basso costo possibile, con il vantaggio di rimanere indipendenti da terzi in caso di guerra. La materia prima (la canapa, usata anche per il calafataggio degli scafi) proveniva prevalentemente dalla foce del fiume Don, sul Mar d'Azov, dove i veneziani avevano stretto importanti accordi commerciali. Il sistema garantiva l'assenza di scarti: le corde uscivano dalla corderia attraverso dei fori, per poi essere tagliate della misura richiesta, anziché essere confezionate in lunghezze standard. Ciò garantiva un buon risparmio alla Repubblica e contemporaneamente consentiva di vendere alle navi straniere in transito le funi ad un prezzo inferiore rispetto quello dei concorrenti.
In questi tre secoli, sempre circondato da un alone di segretezza, l'Arsenale produsse le “galee” e le grandi “galeazze”: le navi che determinarono la vittoria della cristianità nella battaglia di Lepanto del 1571, e che divennero il fulcro dello sviluppo veneziano.
Nel periodo della prima occupazione francese (1797-1798), Napoleone mise fuori uso tutte le navi presenti nell'Arsenale, tranne quelle che avrebbero preso parte alla guerra assieme alla flotta francese, e licenziò tutti i 2000 arsenalotti; abolì inoltre ogni distinzione tra marina mercantile e marina da guerra. I napoleonici poi mutarono radicalmente l'organizzazione dell'Arsenale, perché ormai difficilmente agibile, e aprirono il canale di Porta Nuova affiancandovi la torre omonima.
L'Arsenale fu in parte riassestato tra il 1798 ed il 1806, durante il primo governo austriaco.
Il successivo governo napoleonico del Regno d'Italia, di cui Venezia entrò a far parte, apportò alcune modifiche sul piano strutturale, per rimetterlo in attività e nell'ottica di aumentarne la produttività.
Nel 1814, con la caduta del Regno d'Italia, Venezia e l'intero Veneto tornarono all'Impero d'Austria e l'Arsenale divenne il più importante della Marina Imperiale Austro-Veneziana.
Il quarto e ultimo grande sviluppo si colloca però tra il 1876 e il 1909 dopo che nel 1866, in seguito alla terza guerra di indipendenza, Venezia era entrata a far parte del Regno d'Italia, che voleva riproporre l'Arsenale come importante base navale nell'alto Adriatico. Venezia era infatti stata scelta dal governo come base principale delle flotta adriatica a scapito di Ancona, sede precedente della marina adriatica. Durante questa fase all'Arsenale si aggiunse l'area nuova del piazzale dei Bacini e le aree vecchie dei tre conventi soppressi di S. Daniele, delle Vergini e della Celestia. Importante fu l'opera progettuale di Giuseppe Morando, allora direttore del Genio militare di Venezia. A seguito di vari progetti per consentire il movimento delle navi, furono scavate le strutture preesistenti fra la Darsena Nuova e la Nuovissima realizzando, al loro posto, l'attuale Darsena Grande. Contemporaneamente, per evitare la sommersione, il livello del terreno fu leggermente elevato (di circa 70 cm).
Negli anni successivi l'Arsenale si avviò ad un lento declino, ormai incapace di soddisfare le enormi esigenze delle moderne forze navali, fino al suo parziale abbandono. In anni recenti si è comunque cercato di ridare importanza all'Arsenale ponendo il problema del suo recupero (che in ogni caso risulta problematico data la vastità dell'area). A tal proposito vi sono state inserite attività importanti come quelle svolte dalla Biennale di Venezia, che utilizza attualmente per le esposizioni internazionali di arte e architettura gli ampi spazi delle Corderie, delle Artiglierie fino al Giardino delle Vergini. Sono stati inoltre adibiti a spazi di rappresentazione per i festival di danza, musica e teatro della Biennale il Teatro Piccolo Arsenale e il Teatro alle Tese delle Vergini.
Nel 2003 nasce, su iniziativa dell'Agenzia del Demanio e del Comune di Venezia, La Società Arsenale SpA con l'obiettivo di farlo rivivere, promuovendo, attivando e gestendo importanti progetti di valorizzazione.
Nell'agosto 2012 il compendio costituente l'Arsenale di Venezia, con esclusione delle porzioni utilizzate dal Ministero della difesa per i suoi specifici compiti istituzionali, in ragione delle caratteristiche storiche e ambientali, è trasferito in proprietà al Comune di Venezia, che ne assicura l'inalienabilità, l'indivisibilità e la valorizzazione attraverso l'affidamento della gestione e dello sviluppo alla Società Arsenale di Venezia SpA.

Arsenale di Venezia: http://www.arsenaledivenezia.it