Ca del Duca Un grande tronco di colonna angolare, un tratto poderoso di bugnato a punta di diamante, un inizio di scalone principesco, danno l’esatta misura di come Marco Corner avrebbe voluto il suo palazzo quando verso la metà del Quattrocento lo commis­sionò a Bartolomeo Bon (lo stesso della Ca’ d’Oro).
Poiché sua figlia Caterina era regina di Cipro, egli intendeva farsi erigere una dimora degna del suo rango, con un salone centrale più vasto di quello di Palazzo Ducale. Nel 1461, però, l’area fu ceduta al condottiero Francesco Sforza, signore di Milano - da ciò il nome di Ca’ del Duca -, intenzionato a far riprendere i lavori forse secondo un nuovo progetto di Antonio Averlino detto il Filarete. Ma il palazzo era destinato a rimanere interrotto: la sua imponenza e il suo carattere non veneziano sarebbero entrati in netto contrasto con il senso del decoro e della misura della tradizione lagunare.
Dopo alterne vicende, i lavori vennero definitiva­mente sospesi e l’edificio fu quindi completato in uno stile sobrio e modesto. Nel 1513 Tiziano vi ebbe lo studio e là dipinse le vaste tele per Palazzo Duca­le, poi distrutte da un incendio. L’edificio passò in seguito ai Nani-Mocenigo.