Palazzo Corner Spinelli Autore di questo elegante edificio, affacciato sul Canal Grande, fu l’architetto Mau­ro Codussi che proprio in questa sua opera creò il modello dal quale in seguito abbozzò, in proporzioni più ampie, Palazzo Vendramin Calergi, ossia l’attuale sede del Casinò, sul Canal Grande. Molte, infatti, appaiono le analogie fra le due istruzioni, a partire dal particolare tipo di bifora arricchita da un oculo cieco e acchiusa da una costolatura a tutto sesto mossa, nel suo armonico movimento, dai piccoli e deliziosi capitelli corinzi delle semicolonnine laterali, appaiati con capitello della colonna a tutto tondo centrale. Questo tipo di bifora sembra quasi voler armonizzare, in un personalissimo stile, elementi tardogotici e rinascimentali, dando a questo palazzo il carattere di un prototipo che poi sarà copiato in altri edifici veneziani. La facciata, un quadrato di ben diciotto metri per lato, è in pietra d’Istria e, sopra un alto basamento bugnato interrotto da piccole finestrelle ad arco a tutto sesto, si eleva in due piani nobili riccamente decorati e aperti dalle bifore già descritte che appaiono armonicamente distribuite: due si accoppiano al centro e una ai lati. Armonico e definito dall’equilibrata disposizione delle masse che si ritmano a una continua successione di pieni e di vuoti, questo prospetto sembra fonde­re elementi propri della Rinascenza con effetti di pittorica vivacità, e il modulo costruttivo segna sicuramente il trapasso dai palazzi di tradizione rinascimentale, quali ad esempio il palazzo Contarini Dal Zaffo di San Vio, a quelli in cui più si fa sentire una certa cultura toscana, filtrata attraverso esempi emiliani e lombardi. Il rivestimento parietale in marmo liscio con sottili venature si sposa perfettamente con il cromatismo dei cerchi in porfido verdi e rossi, conferendo all’insieme un aspetto di grande delicatezza.

Ca’ Corner Spinelli fu costruita per iniziativa della famiglia Landò verso il 1480- 90, e fu poi venduta, per cercare di rimediare ad una disastrosa situazione economica, da Pietro Landò, arcivescovo di Candia, a Giovanni Corner nel 1542, quale, per adeguarla alle proprie esigenze, vi fece eseguire dei restauri che segnarono una pagina molto importante per la storia successiva dell’arte ve­neziana. Infatti furono chiamati, per l’esecuzione delle modifiche interne, il famoso architetto e ingegnere militare Michele Sanmicheli e il toscano Gior­gio Vasari, pittore scolaro del sommo Michelangelo e autore delle famose Vite,  ossia un’importantissima raccolta di biografie di pittori e artisti dell’epoca che ancora oggi costituisce, per molti degli autori trattati, fonte fondamentale di documentazione.
Al Vasari furono commissionati nove quadri ad olio con soggetti allegorici che avrebbero dovuto impreziosire il soffitto (il cui disegno era stato preparato dal Sanmicheli) di una camera decorata da stupendi stucchi e modanature. Lo sche­ma di questo famoso soffitto Corner, che prevedeva un ottagono centrale con ai lati figure in ovali allungati, venne poi molte volte ripreso dai maggiori artisti del tempo: Tiziano lo ripeté nel soffitto della chiesa di Santo Spirito e il Veronese in quello della sagrestia di San Sebastiano. In epoche successive il soffitto venne smembrato e le varie tele che lo componevano furono disperse tra Roma e Londra (purtroppo di alcune non si sa più nulla). Circa l’entità dei lavori eseguiti dal Sanmicheli non molto conosciamo: si può escludere una trasformazione degli esterni, quanto agli interni è probabile che egli avesse risistemato l’atrio, ridisegnan­dolo secondo uno schema più consono ai tempi, il piano ammezzato e il salone del piano nobile.
Nel 1740 l’edificio fu affittato alla famiglia Spinelli, mercanti di seta originari di Castelfranco, che lo abitarono fino al 1810, anno in cui fu venduto ai Comoldi. Nel 1850 fu la “divina” danzatrice Maria Taglioni, grande seduttrice di potenti e vera e propria collezionista di palazzi sul Canal Grande, proprietaria anche della celeberrima Ca’ d’Oro e dell’antichissima Ca’ Barzizza, ad entrare in possesso del palazzo. La Taglioni fece aggiungere, alla scalinata d’ingresso, proprio due balaustre provenienti dalla Ca’ d’Oro che in quel periodo era in restauro.
Attualmente il palazzo ospita la sede della famosa ditta Rubelli S.p.A. che da an­ni si occupa della fabbricazione e commercio di prestigiosi tessuti in seta per l’arredamento.