Ca Loredan (Municipio) Bell’esempio di palazzo veneto-bizantino che ha sviluppato in modo aulico i motivi tradizionali della casa-fondaco. Sopraelevato di due piani nel XVI secolo, mantiene parte del portico terreno originario e il finestrato con poggiolo continuo, abbellito da patere, che occupa l’intero piano nobile. In esso la partizione interna è sottolineata da colonne binate che delimitano le aperture centrali illuminanti il salo­ne.
La tradizione fa risalire la costruzione al XIII secolo ad opera della famiglia Bocassi, originaria di Parma; più tardi ne risultano proprietari gli Ziani e nel Trecento i Corner. Nel 1703 passò ai Loredan e dal 1867 è proprietà del Comune che, con l’attiguo palazzo Farsetti, lo ha adibito a sede municipale. I restauri ottocenteschi, eseguiti in funzione della tra­sformazione d’uso, hanno cancellato la patina antica dell’edificio con la sostituzione di marmi e l’introdu­zione di motivi spesso gratuiti.

I Loredan sono famiglia “nuova“ la cui origine risale all’XI secolo, divisa poi in parecchi rami e tut­tora esistente in quello di San Vio. Oltre a una nutrita serie di illustri servitori della Repubblica e famosi capitani di mare e di terra, ebbe tre dogi. Il primo, Leonardo Loredan (1501-1521), successe ad Agostino Barbarigo in uno dei più travagliati periodi della pur sem­pre travagliatissima vita della Repubblica. La crisi più pericolosa della prima parte del suo dogado con­sistette nella riacutizzazione della guerra coi turchi, conclusa nel 1503 con cospicue perdite territoriali e quindi con un ulteriore danno per i commerci marit­timi. La seconda parte del suo dogado fu spesa a fronteggiare in terraferma le ostilità delle nazioni europee in coalizione contro Venezia nella Lega di Cambrai. Però, grazie alla sua duttilità diplomatica, egli riuscì ad entrare a far parte della Lega Santa contro la Francia, e a ripristinare il prestigio e la potenza di Venezia in Europa, che parevano com­promessi. Il ritratto che Giovanni Bellini fece a Leo­nardo Loredan coglie nell’espressione tutta la forza di calcolo, la volontà meditata, la capacità di azione, l’intelligenza vivida di quest’uomo che seppe dare scacco a Luigi XII di Francia. Pietro Loredan (1481-1570), eletto nel 1567, confermò l’energia e la fermezza della sua casata rifiutando di riconoscere i decreti del Concilio di Trento ed entrando perciò aperta­mente in dissidio con l'allora potente Santa Sede. Quel che lo colpì duramente fu la ripresa della guerra per Cipro da parte dei turchi, ed egli, già vec­chio, ne morì di angoscia nel 1570. Francesco Loredan fu doge dal 1752 al 1762, durante il declino di Venezia.
Le fortune di questa famiglia si basavano sulla mercatura. Fin dalla metà del Trecento troviamo traccia in Cina di un Giovanni Loredan, che nel 1338, dopo avervi già compiuto un proficuo giro, ripartiva alla volta dell’India con altri due della stessa famiglia.